Dimentica il mio nome – Zerocalcare

Titolo: Dimentica il mio nome

Autore: Zerocalcare

Editore: Baopublishing – ottobre 2014

Pagine: 242

Prezzo: eur 17.10

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Iconica
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5 Sorprendente
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5 Colorito

 

 

La morte di una persona cara è sempre un momento difficile da gestire. Ogni parola pronunciata sembra sbagliata, fuori luogo. La sofferenza di chi è accanto a noi è ancor più imbarazzante se non siamo inclini al conforto.

Si apre così questa storia. Con il protagonista emotivamente provato dalla tristezza della mamma.

“Quando ogni cosa attorno sprofondava, mia madre è sempre stata l’ancora di salvataggio. La persona di cui non mi sono mai dovuto preoccupare, nonostante i miei sensi di colpa”

E’ bellissima questa immagine materna, una roccia di granito, indistruttibile, protettiva, dominante ma soprattutto priva di sentimenti. Già perché un genitore non deve sentirsi fragile; non deve mostrare di avere dei punti deboli. Questo aspetto il figlio non lo vuole vedere. Una madre è un porto sicuro a cui nessuna tempesta può arrivare.

” …dalla tua tenuta dipende l’equilibrio di tutto, come una specie di tappo”

Ad un certo punto però può accadere che la vita ci metta davanti a delle situazioni ineluttabili tirando fuori le nostre fragilità. Non siamo più la piantina dritta e flessibile della nascita. Il tempo ci ha trasformato in tronchi storti e nodosi che una leva più insistente può spezzare.

Mentre cerca di capire come uscirne, Calcare si ritrova a pensare al passato, alla sua infanzia. Ma i pezzi che riaffiorano alla memoria non coincidono, nascono domande e dubbi e ciò lo porterà a vivere un’avventura surreale dove dovrà fare i conti con sé stesso, con gli affetti e con le paure di cui si è circondato e  che spesso lo hanno paralizzato anche davanti a chi vuole più bene.

La sua vita subisce un arresto e lui che si vende così superficiale e incurante, in realtà vive come molti suoi coetanei la difficoltà di esprimere i propri sentimenti senza sentirsi messo a nudo.

Sarà vero che ogni volta che attraversiamo un grande dolore e ne usciamo fuori è come se un pezzo di dura corazza ci si attaccasse addosso rendendoci forti per la sofferenza successiva?

Oppure siamo più fragili, più emotivi e con il cuore sempre più ferito?

Le pagine volano e percepiamo la potenza di questa graphic novel. Tra un colorito gergo dialettale e tavole sempre più cupe, veniamo abbracciate da riflessioni esistenziali, da pensieri profondi che ti si allacciano addosso.

Calcare si chiede cosa sia l’identità. Un nome? Oppure sono le cose che abbiamo fatto e i nostri segreti a fare di noi un essere umano?

Un essere che si porta dentro le sue paure, i suoi compromessi che potrebbero rivelarsi dei nemici se prendessero forma. In questo mondo ci porta Calcare, onirico, irreale ma in effetti fedele trasposizione del nostro io più recondito. Ci porta in quel groviglio confuso e annodato, che si sistema tra pancia e cuore, di tutte le cose non dette o non fatte quando eravamo in tempo.

Impossibile da recuperare. Bisogna solo aspettare l’occasione giusta per un gesto che ci riscatti. Non serve sapere chi aiutiamo, dimentichiamoci del suo nome perché sono altre le cose che contano.

Ci è piaciuto tantissimo. Con tutti i limiti che può avere una storia a fumetti, in bianco e nero con disegni caricaturali.

I contenuti sono splendidi. Tono ironico, irriverente, sboccato a volta ma così vero e vicino alla vita di tutti i giorni da sentirlo familiare. Sarà che parla della nostra città e ci rimane facile immaginare Rebibbia e questo ragazzo secco, vestito anonimamente, con la postura di chi non si preoccupa di nulla, lo sguardo vacuo.

Caro Zerocalcare sei quello della porta accanto, sei il figlio dei vicini, il compagno di scuola. Ci ricordi il nostro passato, i piccoli traumi infantili, gli scontri generazionali. Parli con un armadillo per ricordarci che ognuno ha un alter ego. Hai una chioccia come mamma per alleggerire le tue parole, che comunque ci arrivano al cuore.

Hai fatto colpo sai? Adesso ci tocca cercarti nelle librerie, perché le storie belle vanno lette, sempre.

 

 

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